Il pedagogista Fabrizio Travaini presente a Romans, ai genitori: non dispensate i figli dalle fatiche per esentarli dalle sofferenze, ma stimolateli pretendendo impegno e fatica. Così saranno adulti responsabili.
Sono pagine che danno speranza quelle di Fabrizio Travaini. Pagine che aprono a nuove prospettive nei confronti degli adolescenti, vittime di una vulgata che parla sempre e soltanto di disimpegno, di sballo, di ritiro sociale. Narrazione a senso unico che fa torto ai ragazzi e agli educatori.
Perché quando riusciamo a coinvolgerli, quando decidiamo di affidare loro responsabilità adeguate, quando mostriamo che la loro sorte ci sta a cuore, quando concediamo loro il tempo necessario per crescere senza bruciare le tappe, scopriamo che
Non sono cristallo ma diamante che è infatti il titolo del libro scritto dal pedagogista in cui sintetizza la sua esperienza di educatore in una comunità per minore, di insegnante in un istituto superiore, ma soprattutto di adulto che cerca di proporre ai ragazzi “sfide stimolanti, pennellate pedagogiche che accendano l’entusiasmo, non risposte ineccepibili ma – come si legge nel libro - domande giuste”.
Con soddisfazione abbiamo incontrato Fabrizio Travaini venerdì 29 presso la sala Galupin di Romans, alla presenza di genitori, famiglie ed educatori e degli assessori alle pari opportunità Verdiana Verzegnassi e del consigliere Youri Muzzo. Con lui abbiamo trattato l’argomento adolescenti da diversi punti di vista, prendendo in considerazione quelli che lui, nel suo libro chiama gli elefanti che minacciano la fragilità dei giovani: un mondo sempre meno interessato al sacro/spirituale che è preoccupato di fatturare e produrre prima di tutto, di “postare” per dimostrare di essere, quindi di soddisfare il mondo della performance che condiziona la vita di tutti, la mancanza di confronto dialogico, di approfondimento culturale e la minaccia del cambiamento climatico
L’autore propone un ragionamento utile a chi frequenta quotidianamente ragazzi e ragazze impegnati nella terribile avventura di crescere nella nostra epoca confusa e contraddittoria, ma non propone ricette educative miracolose, non fa sconti sul piano dell’impegno necessario a comprendere e accompagnare gli adolescenti. Sottolinea la difficoltà di orientarsi in un mondo complesso in cui è necessario soddisfare le richieste che vengono dal mondo della performance, una realtà che pone al centro il denaro, l’apparire, l’essere perfetti, il riuscire a tutti i costi e l’essere sempre connessi. Ai giovani è data la possibilità di accedere a tutto senza limiti e senza filtri. La pornografia dilaga e anche i giovanissimi possono visionare video e programmi senza difficoltà. Fondamentale è il ruolo degli adulti che devono supervisionare i dispositivi dei figli e censurare laddove serve.
Non solo, anche gli adulti devono essere credibili in quanto dicono senza incorrere nella contraddizione di limitare l’uso del cellulare ma poi in casa non distoglierne mai lo sguardo. Alla tecnologia dirompente è bene sostituire momenti di lettura, soprattutto dei classici che parlano ancora oggi e rispondono alle domande del vivere di ogni età e che hanno anche il pregio di favorire il dialogo, lo scambio verbale fondato su parole vere, belle risuonanti che hanno il potere di contrastare l’analfabetismo dialogico e culturale di oggi.
Rispetto alla “ricerca del senso perduto”, cioè il venir meno della religione come punto di riferimento. non nasconde le difficoltà ma si mostra convinto che non tutto sia perduto perché i ragazzi e le ragazze che abitano ed esplorano questo mondo postmoderno, hanno indubbiamente messo in discussione i dogmi della fede cattolica ma questo non significa che non ci sia in loro una ricerca spirituale diversa. L’importante è che continuino ad interrogarsi a farsi domande di senso e a cercare. Il Vangelo continua a parlare, la Chiesa deve fare mea culpa e rilanciare un dialogo comprensibile a tutti perché i tempi sono cambiati e bisogna leggere i segni dei tempi. Rifuggiamo però la frase che non esistono più i giovani di una volta perché semplicemente questi giovani non sono mai esistiti. Ci sono state generazioni turbolente sempre, ragazzi e ragazze che ai loro tempi sono stati considerati inadeguati, frivoli, rivoluzionari, maleducati…basta riportare qualche citazione del passato: “Questa gioventù è guasta fino in fondo al cuore. Non sarà mai come quella di una volta. Quella di oggi non sarà capace di conservare la nostra cultura…”(Babilonesi 3000 a. C.; “Non ho più speranza alcuna per l’avvenire del nostro paese, se la gioventù d’oggi prenderà domani il comando, perché è una gioventù senza ritegno e pericolosa” (poeta greco Esiodo VII sec. a. C). Questo ci fa capire che gli adolescenti non sono mai stati apprezzati eppure sono un mondo terribilmente affascinante a cui bisogna dare fiducia e tempo di crescere, proponendo loro modelli di autenticità e di senso.
Ai genitori presenti è stato proposto un questionario rispetto ai bisogni di confronto e approfondimento delle tematiche adolescenziali. Le risposte sono state confortanti per l’inizio di un cammino insieme che ci apprestiamo a progettare convinti che i problemi affrontati insieme siano più leggeri perché se ne divide il peso.
Daniela Antonioli